Il Presidente Serino: “A mio avviso la cosa va contestualizzata bene, perché appare come un vero e proprio boom, ma non è così”
Sono quasi raddoppiate le librerie in Maremma negli ultimi dieci anni: da 24 a 40 dal 2012 al 2022. Un dato sicuramente positivo ma che merita di essere meglio analizzato per non cadere nei facili entusiasmi.
Sono proprio gli addetti ai lavori a suggerire uno sguardo più approfondito «A mio avviso la cosa va contestualizzata bene, perché appare come un vero e proprio boom, ma non è così» interviene Francesco Serino presidente Sil Confesercenti Grosseto. «Queste “nascite” per il nostro territorio hanno significato più che altro l’arrivo delle grandi catene che sì sfruttano un mercato potenziale e una crescente attenzione da parte del pubblico, ma che cercano anche – per le loro politiche aggressive – di limitare la concorrenza dei “privati” e, non per ultimo, sopraffarsi l’un l’altra. Ovviamente l’aumento dei costi (ricarichi più bassi, spese di trasporto più alte) hanno un certo rilievo».
Serino vede nel dato anche qualche nota positiva: «Vorrei sottolineare la tendenza del ritorno al negozio fisico, alla ricerca del libro come oggetto, anche in chiave di crescita e arricchimento personale. Quindi, in generale, esiste certamente una “richiesta” del mercato del libro, ma attenzione alle dinamiche commerciali perché i dati potrebbero apparire un po’ incongruenti con la realtà economica del settore a livello nazionale».
Le difficoltà per la categoria sicuramente non sono ancora superate. Anzi, se ne aggiunge una nuova: la Carta del merito istituita dal Governo. Secondo il Sil, il sindacato dei librai Confesercenti «li operatori non sono stati informati sulle modalità operative: c’è ancora da capire se saranno identiche al bonus 18enni o diverse».
Anche Marco di Giacopo coordinatore Assoterziario per Confesercenti, chiosa: «Bene la crescita del mercato della cultura nella nostra provincia, ma il quadro resta preoccupante. Nella congiuntura di decrescita del commercio, l’unica possibilità è quella di una riconversione di alcune attività in settori merceologici e servizi ora richiesti. Quello della cultura è un esempio, ma potremmo anche aggiungere la crescita che ha riguardato in questi anni attività inerenti allo sport, al benessere o alla cura della persona».
«Dopodiché occorre essere obiettivi: per ragioni demografiche e macro-economiche, probabilmente, non raggiungeremo più i livelli di consumo di una decina di anni fa. Il mondo della politica, gli enti locali devono necessariamente avviare un percorso con noi in cui si parli del contenimento dei costi sociali e della riqualificazione immobiliare dei fondi commerciali, due tematiche che nei prossimi anni saranno sempre più evidenti come effetti di questo processo».
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