L’incontro è stato fortemente voluto dalla Federazione
E’ stata convocata una riunione presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, il prossimo 8 luglio, alle ore 15,30, per un confronto sulle problematiche del commercio del settore moda.
La riunione è stata fortemente voluta dalla Fismo. Secondo la Federazione,infatti, la chiusura di tanti negozi, che rappresentano un unicum economico e culturale che l’Italia può vantare, è fortemente minacciato da una concorrenza sleale e da squilibri fiscali che stanno contribuendo alla desertificazione di tante aree del Paese.
Saldi che iniziano troppo presto, svendite continue, promozioni online ed offline incontrollate, hanno reso il settore una giungla che danneggia i tanti operatori che rispettano le leggi.
“Chiederemo al Ministero – dice la Coordinatrice nazionale Fismo Pina Parnofiello – interventi finanziari per il comparto, dal momento che sono stati stanziati dal Ministero del Made in Italy 250 milioni di euro, ma nemmeno un euro è stato previsto per la distribuzione commerciale che sta vivendo una crisi irreversibile, da più di venti anni”.
“Chiederemo inoltre – continua Parnofiello – sgravi fiscali, formazione adeguata per i giovani imprenditori che vogliono investire nel mondo della moda, controlli e sanzioni per chi viola continuamente le regole e ribadiremo, con forza, che le leggi ci sono, ma vanno rispettate e le sanzioni applicate. I controlli devono essere seri. Le grandi piattaforme online e la Gdo operano con vantaggi fiscali e logistici che alterano le regole del mercato, rendendo insostenibile la competizione per le imprese tradizionali”.
“Un elemento di grande squilibrio economico è rappresentato dagli outlet – conclude Parnofiello – che sempre più spesso immettono sul mercato prodotti realizzati soprattutto per la vendita promozionale, senza alcuna distinzione o segnalazione rispetto alle collezioni precedenti. Questo comportamento inganna da una parte il consumatore e dall’altra danneggia i negozi che operano nel rispetto delle regole. Infine chiederemo di rafforzare i controlli sui prodotti importati. E’ urgente un piano di sviluppo della distribuzione commerciale italiana se non vogliamo che il Made in Italy sia solo un’espressione linguistica. Dal mondo della produzione esigeremo di ripristinare prassi deontologiche, basate sulla correttezza commerciale e non sullo scavalcamento della filiera”.
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